© piero_fittipaldi
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Negli anni ’60, nella provincia di Cuneo, cresce un ragazzo interessante. Piacevole, ambizioso, ci sa fare. Diventa geometra, ma si vede che ha un altro destino nel sangue. Si capisce perché, quasi subito, passa dalle lezioni di sci alla gestione di un ristorantino. Uno di quelli caldi, confortevoli, dove il proprietario ti chiama per nome e alla fine si siede a bere la sambuca con te.

Dura poco, il ristorante. I debiti crescono e il giovane chiude la baracca, passa a fare l’agente assicurativo e inizia a collaborare con un imprenditore. Poi con un altro. Poi, imprenditore, lo diventa lui stesso.

Solo che, dopo il crack di una delle sue società, il giovane rampante viene condannato per bancarotta. Non solo. Viene anche sospettato di essere parte di un gruppo dedito a truffe a carico di ricchi industriali e uomini di spettacolo.

Lui, comunque, di carcere non ne ha proprio voglia e si rifugia a Saint Thomas, nelle Isole Vergini, dove, in latitanza ma immerso in un paradiso che fa dimenticare qualsiasi problema, apre una manciata di franchising Benetton.
Un bel colpo, si vede che è uno che corre forte.

Così, quando torna in Italia a seguito di un’amnistia, diventa anche direttore sportivo della Benetton di Formula 1, scuderia nata dalle ceneri della Toleman.

Da allora: due mondiali vinti col pilota da lui voluto, rivelatosi poi, forse, il migliore in assoluto, Michael Schumacher; un’altra indagine a carico, poi archiviata; l’acquisto di una squadra di calcio, i Queens Park Rangers e una collezione di donne che levano il fiato più di un’accelerata sul rettilineo.
Naomi Campbell, Heidi Klum e Vanessa Kelly: donne così, giusto per capirci.

Infine viene scaricato dalla Benetton ma ripreso qualche tempo dopo, dalla Renault che ne era diventata proprietaria.

Adesso veniamo al nostro ammiraglio. Nelson Piquet jr.

Siamo al Gran Premio di Singapore del 2008, lui corre il suo dignitoso giro quando, improvvisamente, gli arriva un ordine dalle scuderie. Ascolta, non ci pensa su ed esce di strada.

Insomma, un anno dopo, in diretta al Gran Premio del Belgio 2009, per bocca di un telecronista Brasiliano, viene fuori che lui sarebbe intenzionalmente uscito di strada per far entrare la safety car, permettendo al suo compagno di squadra, Alonso, di vincere il Gran Premio.

I Piquet – padre e figlio – denunciano tutto alla FIA, dicendo che si, è vero, Nelson è deliberatamente uscito di strada, ma quell’ordine gliel’ha dato il nostro uomo, Flavio.

E infatti Flavio si dimette, la Fia lo radia a vita dalla F1 e la Reanult viene squalificata con la condizionale per 2 anni (cioè non le succede niente a meno che non faccia qualcos’altro di altrettanto grave).

A Piquet, lui che quell’ordine l’ha ascoltato, ma l’ha anche eseguito: niente. Impunito.

Giusto? Non saprei, ad occhio e croce direi di no, ma il tempo darà una risposta migliore.

L’unica cosa certa è quella di essere di fronte ad un episodio brutto, sporco e disgraziato. Come quella maledetta curva nella quale Piquet è uscito di strada. La 17.

Da autoadventure.it: http://www.autoadventure.it/blog/2009/09/l’ammiraglio-nelson-e-il-generale-che-gli-disse-di-affondare/